T’ai Chi Ch’üan letteralmente significa “pugilato della suprema polarità”.
La suprema polarità è costituita dai due poli che, secondo il pensiero cinese, regolano l’intero universo e cioè:
Yin (il principio negativo, femminile, rappresentato dal colore nero) e
Yang (il principio positivo, maschile, rappresentato dal colore bianco).
Il T’ai Chi Ch’üan si suddivide in vari stili, ma il più diffuso è lo stile Yang Pai (letteralmente”scuola Yang”), lo stile della Scuola del Maestro Yang Cheng Fu.
Il T’ai Chi Ch’üan può essere praticato come una ginnastica dolce meditativa, particolarmente indicata per la salute psicofisica. In questa forma si è infatti diffusa fra la popolazione cinese tra la fine dell’Ottocento e l’inizio el Novecento.
Nella pratica del T’ai Chi Ch’üan è importante distinguere la “forza esterna” (Wai Li) dalla “forza interna” (Nei Ching). Wai Li è una forza rigida e di natura muscolare, esclusivamente fisica; Nei Ching invece è una forza morbida, elastica, di natura psicofisica. Nei Ching deriva dal Ch’i (energia interna) e si potrebbe dire che ne è la manifestazione esteriore.
Con l’espressione Fa Chin si indica l’emissione dell’energia interna. Questa emissione avviene normalmente in fase di espirazione, quindi al culmine della tecnica (per esempio, del pugno o del calcio).
Per esempio, se per portare un pugno contraiamo i muscoli per distendere il braccio, utilizziamo Wai Li, la forza esterna. Per far uso di Nei Ching, la forza interna, è necessario rilassare i muscoli e assumere una corretta posizione degli atri inferiori, radicandoli saldamente sul terreno, in modo da assorbirne l’energia; sarà poi il movimento fluido delle anche che farà fluire il Ch’i, guidato dal pensiero, fino alla mano che colpisce. Durante l’esecuzione di un esercizio di T’ai Chi Ch’üan il fluire dell’energia interna non va mai interrotto. Per questo i movimenti devono essere fluidi e il più possibile continuativi.
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